Spesso mi vengono in mente idee interessanti da realizzare. Penso sia una cosa che succeda a tanti. Delle volte sono brevetti, delle volte sono progetti di business, altre volte sono esperimenti o progetti personali che concretizzerei anche solo per pura curiosità personale. Immagino capiti a tanti.
Per me vige la regola di parlane solamente una volta concretizzate. Però, puntualmente, preso dall’entusiasmo, faccio l’errore di condividere le mie idee. La tipica reazione di alcune persone fortunate con cui ne parlo è «Qualcuno deve averci già pensato» o, specie se si tratta di progetti imprenditoriali, «Non capisco come potresti guadagnare, non credo qualcuno pagherebbe». Delle volte mi capita che queste persone non siano tanto negative ed allora dicano «E come faresti?», quasi con tono sprezzante. È un po’ come se dato che loro non riescono ad immaginare come si potrebbe concretizzare l’dea non esita un modo di realizzarla. La loro realtà finisce dove finisce il loro pensiero, per pigrizia o per ignoranza. Queste ultime sono le persone che metto sullo stesso piano di quelle che dicono: «Ah, bravo, è bello sognare».
Altre volte sento dire «Mi sembra impossibile da fare», toccando l’apice della capacità di castrazione del pensiero.
Questi sono pensieri limitanti. Bloccano in primis chi li dice e in secundis chi ascolta e lascia che soffochino la sua creatività.
Per fortuna mia e tua, e persino anche dei castratori di idee, non hanno avuto od assecondato tali pensieri limitanti le grandi personalità che hanno portato il progresso di cui tutti noi godiamo. Chissà tra quanti anni o se mai Homo sapiens avrebbe potuto volare se i fratelli Wright avessero pensato «Volare? Gli uccelli lo fanno già, noi siamo fatti per zampettare» o «Volare? Leonardo Da Vinci ci ha già provato» o «Volare? Troppo difficile» o «Volare? È inutile, possiamo camminare o navigare, e poi chi pagherebbe per rischiare di cadere e morire?». Basti quest’esempio per gli infiniti che potrei fare.
Riconosco che alcune delle mie idee siano molto avveniristiche, complesse o sfuggevoli per una mente comune, ove con comune non intendo stupida, intendo diffusa, ossia una mente che non esce dall’ordinario o dal normale, non distinta, quindi abituale, consueta. Se sei arrivato a leggere fino a qua, probabilmente è lo stesso per te.
Forse molte delle mie e delle tue idee davvero sono impossibili da concretizzare. Ma perché convincercene?
Forse io e te non saremo mai il nuovo Leonardo Da Vinci. Forse non saremo mai neanche il nuovo Bill Gates. E, pensa tu, forse non fonderemo mai il nuovo Facebook. Ma perché non provarci nemmeno? Perché rinunciare sin da principio?
Se tu avessi la vocina limitante nella tue mente e le dessi credito o se assecondassi le vocine reali dei pessimisti chi ti circondano, rischieresti di diventare come loro, ossia una persona che neanche ha provato a portare progresso all’umanità, che seduta dalla sua poltroncina pensa di sapere tutto del mondo. Saresti uno dei tanti solo di passaggio su questo pianeta. Che nasce, cresce e muore, senza che di lui resti traccia.
Continueresti a interfacciarti alla realtà della realtà credendola cristallizzata ed immutabile. Sguazzeresti passivamente nello status quo. Magari non ti piace, ma ci sono i tuoi pensieri che ti imbrigliano e limitano dal provare a a plasmare attivamente a tuo piacimento ed ingegno ciò che ti circonda. Per farlo basta anche solo un pensiero. Rischiersti di diventare come uno dei pessimisti, uno dei castratori di pensieri.
Hai idea di quante belle cose la gente non realizzerà mai per via dei pensieri limitanti come quelli sopra? Hai pensato a quanti bei brevetti, progetti di business, progetti personali, come blog, podcast, libri, canali YouTube, siano stati abortiti ancor prima di valutarne la creazione perché la prima scintilla del pensiero è stata soffocata da questi pensieri negativi?
Questa è al contempo la sfortuna e la fortuna di persone come me e, spero, come te.
Concludo queste righe di riflessione che pochi coglieranno fino in fondo citando la persona che mi ha portato ad interiorizzare questi pensieri. Lui nei suoi sogni ci credeva, non importava che se ne dicesse. Ci credeva talmente tanto fermamente che sulla base della sua immaginazione deformava la realtà fino a non farle coincidete.
Siate affamati, siate folli.