Dopo aver letto Deep Work di Carl Newport scelsi di minimizzare il mio contatto con la gran parte dei social network. Già da tempo li consideravo fonte di insoddisfazione e di enorme perdita di tempo.
Decisi di prendere la situazione in mano una volta per tutte poco prima di iniziare l’universita, prima di iniziare a studiare Biotecnologie. I provvedimenti che presi hanno incrementato di gran lunga la mia produttività.
Di qui a breve ti parlerò degli accorgimenti che ho adottato e di come sia cambiato il mio modo di rapportarmi ai social network. Non li ho eliminati completamente dalla mia vita ma ne ho fatto una sostanziosa cernita. La speranza è di ispirare quante più persone a seguire le mie orme – e di tanti altri altri, fortunatamente.
Quanto valore mi offre tale social network?
La decisione ormai era presa.
Il primo passo fu fare una selezione tra i social network che offrono contenuti di valore o che mi rendono felice e i social network che fanno a pezzi la mia produttività, senza darmi alcunché in cambio.
Gli account dei primi – quelli che mi offrono un qualche valore – decisi di tenerli. Gli account dei secondi – quelli che non mi offrono alcun valore – caddero uno dopo l’altro a suon di click.
Il primo ad essere disattivato fu il mio account Instagram. Questo era il social da cui ero maggiormente dipendente.
Non fu facile. Senza esserne cosciente, continuavo a prendere l’iPhone in mano e dirigermi verso dove, un tempo, c’era l’icona di Instagram. La cosa era inquietante.
Così andarono le cose per un paio di settimane. Ci furono momenti un cui pensai di riattivare l’account. Tenni duro e col tempo le cose si assestarono.
Successivamente disattivai le notifiche di pressoché tutte le applicazioni. Fecero eccezione Promemoria, Calendario e poche altre.
Potresti pensare che anche WhatsApp sia importante che resti con le notifiche attive. Mi duole darti torto.
Prova a pensare quante volte ricevi messaggi davvero importanti, che è assolutamente, indispensabile che tu legga immediatamente. Pensaci seriamenente.
Mai. Ho indovinato?
Se una persona ha realmente urgenza di comunicare con te non ti invia un messaggio su WhatsApp. Ti chiama.
Se è urgente, chiama.
Il mio stato su WhatsApp
Uscii anche da quasi tutti i gruppi WhatsApp – sempre in accordo con quanto appena sostenuto. Questo ultimo passo causò ancora più scalpore del primo.
A quando sembra, se una persona rifiuta di rimbecillirsi su social network che non le offrono alcunché, è strana. Fu così che mi sentii etichettare da alcuni.
Effetti collaterali
Pochi guardarono con ammirazione le mia scelte. Ancora meno capirono le reali motivazioni del mio uscire dalla ingente mole di gruppi WhatsApp.
Parecchi si offesero, interpretando la presa di distanze da un gruppo virtuale alla stregua della presa di distanze dal gruppo reale – cosa ben lontana dalle mie intenzioni nella gran parte dei casi.
Se mai anche tu dovessi decidere di ridurre drasticamente il numero dei gruppi in cui sei presente su WhatsApp cerca di arginarne gli effetti collaterali ma metti in conto che non tutti riusciranno a capire i tuoi reali intenti. Nonostante tu possa sforzarti di spiegargli le tue ragioni non tutti le coglieranno. Accettalo.
Non ho fatto di tutti i social un fascio
Ricordi che ti ho confidato poco fa? Mi eliminai dai social network che non mi davano alcun valore, ma non da tutti i social. Quali ti danno o quali non ti danno valore solo tu puoi saperlo.
Io per ora ho ancora gli account su:
- WhatsApp;
- Telegram;
- YouTube;
- LinkedIn.
Per quanto concerne WhatsApp ho più volte pensato di eliminare l’account, ma per ora non l’ho ancora fatto. È molto diffuso, e questo è il suo punto forte. Un social network senza utenti perde di utilità, ed è questo un po’ il caso del secondo della lista, Telegram.
Telegram, a mio modo di vedere le cose, è un WhatsApp migliorato. Gli utenti sono in crescita, specie nell’ultimo periodo. Purtroppo, quanto a utenza non è nulla di paragonabile rispetto a WhatsApp, divenuto quasi uno standard per la comunicazione online.
L’asso nella manica di Telegram sono le funzionalità di cui dispone, completamente assenti in WhatsApp. Giusto per citarne alcune:
- è possibile installarlo su più dispositivi e fruirne contemporaneamente;
- si possono creare chat che si autodistruggono, un po’ come i post su Snapchat — che, per la cronaca, ho usato in passato;
- si dispone di bot, molti dei quali utilissimi: per esempio, il bot che utilizzo più spesso si chiama TrackBot e permette di tracciare le spedizioni: comodissimo;
- si possono creare canali, sorta di gruppi con comunicazione unidirezionale;
- si possono inviare file di qualsiasi tipo e senza che essi vengano compressi.
Insomma, Telegram è cento volte meglio di WhatsApp e solo avesse la stessa utenza sarebbe perfetto. Ancora non la ha, indi per cui ho scelto di tenere ancora l’account su WhatsApp.
YouTube è uno tra i miei social network preferiti. È ricchissimo di contenuti interessanti. Questi sono alcuni tra i canali che seguo con maggiore assiduità:
- Vox, che, in lingua inglese, tratta degli argomenti più disparati, dalla genetica a Game of Thrones fino as arrivare a IKEA;
- GioPizzi, in cui Giovanni Pizzigoni condivide interessanti riflessioni circa la politica e la società nostrana;
- Breaking Italy, alias il mio telegiornale, in cui Alessandro Masala, dal lunedi al venerdi, alle 19:00 commenta le principali notizie della giornata;
- theShow, canale esperimenti sociali e scherzi;
- Our Changing Climate, canale in lingua inglese che tratta di questioni legate alla salvaguardia dell’ambiente;
- TED, canale YouTube dell’omonima piattaforma – qua trovi i miei TED Talks preferiti;
- Matt D’Avella, il canale di uno dei miei minimalisti preferiti, che più ha condizionato il mio pensiero e la mia filosofia in ambito consumistico-capitalistico; è il regista del celebre documentario Minimalism, disponibile anche su Netflix;
- Kurzgesagt – In a Nutshell, canale in lingua inglese che con splendide animazioni fa divulgazione scientifica.
Come hai certamente notato i canali che seguo spaziano da argomenti più leggeri ad argomenti più elevati e di spessore. Alcuni sono in italiano, altri sono in inglese. Ciò mi offre l’opportunità per sottolineare una cosa che ancora non ho sottolineato: svagarsi non è tempo perso, purché lo svago dia di qualità. Svagarsi serve a liberare la mente ed è parte fondamentale dell’essere produttivi. Non si può essere produttivi se si è perennemente produttivi.
YouTube mi offre uno svago di qualità. Instagram mi offriva svago, ma non mi faceva sentire appagato. Mi svagava ma non mi rilasso. Usare Instagram mi faceva sentire come un criceto nella ruota.
Trovo la qualità di YouTube USA più elevata rispetto alla nostrana, complice la maggior competitività e offerta di contenuti. Anche YouTube Italia, tuttavia, non è per niente male.
LinkedIn non tutti lo conoscono e molti di quelli che lo conoscono solo superficialmente lo considerano il social network per cercare lavoro. Personalmente lo sfrutto per fare networking e tenermi aggiornato sul mondo scientifico-farmaceutico-biotecnologico.
Questi ultimi sono i social network che uso. O mi rendono felice o mi offrono qualcosa che mi faccia pensare valga la pena spender un po’ del mio tempo utilizzandoli.
Ultime riflessioni
Non essere presente sulla quasi totalità dei social network più diffusi da molte persone è considerato insolito.
Io stesso ricordo che qualche mese fa, quando stetti dall’altra parte, provai una sensazione inedita e fastidiosa: conobbi una persona che non aveva nessun account social; parlava di sé, dei suoi progetti e di chi fosse, tuttavia io non potevo avere alcuna controprova immediata di ciò che andava dicendo. Potevano anche essere tutte millanterie. Fu parecchio strano e, per la prima volta, capii chi mi incontra per la prima volta.
Certo, nel mio caso è un po’ diverso. Ho federicopicciau.com e qualche social network lo utilizzo, tuttavia l’assenza da social network largamente diffusi tra o miei coetanei è percepita dai più in uno strano modo.
Oramai è normale per noi verificare che ciò che un nuovo conoscente sostiene sia realtà. È normale cercare che il lui o lei reale abbia una conferma nel lui o lei virtuale e, quando così non è, ci si insospettisce.
Tuttavia il lui o la lei virtuale non c’è volta che non sia costruito, studiato, più o meno consciamente: sui social network non pubblichi le foto dove sei venuto o venuta peggio, non parli delle tue disfatte. Alcuni sembrano sempre in vacanza, altre sembrano modelle, altri sembrano degli uomini d’affari. Ma chi le persone sono davvero non è chi sono su quello e quell’altro social network.
Allora perché questa necessità di avere una controprova online se quella controprova è con tutta probabilità falsa, sviante dalla realtà? Che non sia così perché abbiamo perso la voglia di conoscere le persone nella loro più profonda essenza, personalmente?
Siamo abituati ad avere tutto ciò che desideriamo con poca fatica. Un ordine su Amazon viene consegnato in pochi giorni, un libro sul Kindle — il Kindle è bellissimo — si può leggere immediatamente dopo l’acquisto. Se abbiamo un dubbio possiamo immediatamente fugarlo con una ricerca su internet. Credo però sia giunta l’ora di capire che con le amicizie e le conoscenze non può essere così. Occorre tempo. Non basta una ricerca su un social network per conoscere una persona – sebbene sappia che tanti sosterrebbero il contrario.
I social network sono un valido strumento per mantenere i contatti e svilupparne di nuovi, ma tali devono restare: un mezzo.
Non può gravitare attorno ad essi la nostra vita.
Prologo: uso più Telegram e meno WhatsApp, ma ho reinstallato Instagram
Già quando scrissi queste righe avevo in mente di eliminare WhatsApp. Nel 2020 lo feci: inviai ai miei contatti un messaggio in cui facevo presente che il mio account non sarebbe più esistito e che avrebbero potuto continuare a restare in contatto con me via Telegram, SMS e mail; dopodiché eliminai definitivamente l’account. Durai pochi giorni senza.
Pensai che sarebbe stato meglio seguire un approccio più graduale, meno brusco: ricreai l’account, ma di tanto in tanto disinstallavo l’app per qualche giorno.
Avevo disinstallato WhatsApp da una settimana ed ero nel pieno della sessione invernale. In una pausa dallo studio, uscii dalla biblioteca e, per qualche ragione, reinstallai l’app. E menomale che lo feci. Avevo ricevuto un messaggio con cui mi si chiedeva se fossi interessato a prendere parte a un tirocinio in Svezia, al Karolinska Institutet. Se fossi stato tanto testardo dal persistere senza WhatsApp avrei perso una delle più interessanti opportunità degli ultimi anni.
Dopo questo fatto decisi di lasciare installato WhatsApp, senza notifiche.
Partito in Svezia, sentivo la necessità di mantenere i contatti con i miei amici e familiari e con le nuove conoscenze fatte. Fu così che, andando contro tanti dei miei principi, attivai nuovaente il mio account Instagram.
A posteriori me ne pento? Parzialmente. È stato bello poter condividere la mia avventura all’estero coi miei cari e poter vedere le loro. È stato meno bello scoprirmi scrollare il feed di Instagram per minuti e minuti senza un reale perché e non solo continuo a credere che, al di là di mantenere i contatti – cosa che si può fare in tantissimi altri modi ma che questo social media facilita – non sia un social che mi arricchisce sotto alcun punto di vista ma anche che sia una gran perdita di tempo. Per quanto mi sforzi di utilizzare Instagram consapevolmente, è difficile farlo sempre, specie se fiaccato da una giornata faticosa.
Grazie.
Prego, Giorgia! Mi fa molto piacere che abbia apprezzato.
Un articolo davvero utile. È bello non sentirsi “strani” e sapere che esistono persone che la pensano nel mio stesso modo.
Circolo degli strani, presente.
Uso solo YouTube.
Condivido quello che hai scritto..mi sono sentita anch’io un criceto in una ruota, e guardata come fossi strana perché mi sono tolta o arginata da vari gruppi su WhatsApp. Sembra sia quasi inconcepibile..