Probabilmente è capitato anche a te di avere a che fare con compagni di classe o colleghi universitari che, pur studiando poche ore al giorno, riescono ad avere risultati da fare invidia.
Non hanno i superpoteri. Probabilmente gestiscono il loro tempo e le loro energie più efficacemente di quanto tu ancora non faccia.
La maggior parte delle persone preferiscono lamentarsi dei loro miseri o sudatissimi risultati anziché cercare di capire come anche loro possano migliorare sensibilmente il loro metodo di studio.
Spero che mi perdonerai per quello che sto per dirti, voglio solo evitarti di sprecare tempo: se vuoi lamentarti e inventare mille scuse per giustificare le mille ore e ore passate con la nausea sui libri, questo blog non fa al tuo caso. Se, invece, vuoi migliorare la tua capacità di apprendimento, dunque poter studiare meno al contempo aumentando la tua media, sei nel posto giusto.
Lamentarsi non mai è una strategia vincente, ma ad alcuni va bene così.
La fatica non è direttamente proporzionale al risultato
Per i nostri antenati, nel lavoro, ciò che contava di più era la quantità. Era questa la metrica di misurazione della loro produttività: più faticavi, più producevi, più eri produttivo.
Immagina di avere un campo di grano: più semini, più ti adoperi per avere un terreno fertile, più fatichi, più produci. È semplice e lineare: se tu aravi il campo e piantavi granturco per dieci ore al giorno tutti i giorni, producevi molto più mais che non lavorando due ore al giorno sporadicamente.
La fatica, un tempo, era direttamente proporzionale alla produttività. Un tempo.
Questo è un concetto che si è radicato nei secoli dei secoli. Se fino ai primi del Novecento poteva ancora essere considerato valido nella gran parte dei casi, oggi non lo è più. I tempi cambiano più rapidamente di quanto possano fare certi luoghi comuni.
Sei uno studente. Per te non vale la stessa equazione che valeva per il contadino dei primi del Novecento. Oggi non vale più per la gran parte dei lavori, in modo particolare per i lavori che portino alla produzione di beni non tangibili, qual è la cultura.
Un maggiore sforzo non porta sempre a maggiori risultati.
Ciò che apprendi non è direttamente proporzionale alla fatica che fai sui libri. Studiare come un mulo forse ti farà impazzire, ma di certo non farà di te uno studente più colto.
Dai la giusta importanza alle tue azioni
C’è chi non studia per nulla. C’è chi studia troppo. C’è anche chi studia il tanto giusto e, con un filo di benzina, riesce ad ottenere risultati spettacolari.
La maggior parte delle attività che alcuni studenti compiono durante le tue ore di studio, non sono affatto utili a migliorare la qualità dello studio. Altre, che invece in diversi tendono a evitare, lo sono tantissimo.
È importante chiarire quali siano i tuoi obiettivi e, dopodiché, eliminare le attività che ti allontanano da questi e introdurre o rafforzare quelle che di avvicinano. In questo caso, il tuo obbiettivo è studiare meno e meglio.
Smettila di sottolineare
Una tra le attività mangia-tempo più comuni tra gli studenti è sottolineare. O meglio, sottolineare in modo inconsulto pagine, pagine e pagine.
Se, dopo che le hai studiate, le pagine del tuo libro sono imbibite di giallo fluorescente, c’è qualcosa che non va nel tuo metodo di sottolineatura – e nel tuo metodo di studio.
Son sicuro che, in quanto lettore del mio blog, tu sia una persona saggia che certamente non necessita di me per ricordarsi che passare le ore di studio a colorare le pagine del proprio libro sia un’ottimo modo per gettare al vento le proprie ore di studio.
Sottolineare nel suddetto modo ti può dare l’illusione di star imparando ciò che leggi. Immagino sia così perché farlo offre un risultato tangibile, misurabile: più pagine son gialle, più ho studiato. Di fatto così non è. Non sei il contadino di inizio secolo scorso.
A mio modesto parere, sottolineare è solo un’enorme perdita di tempo, specie se fatto senza criterio alcuno. Ti invito a provare a evitarlo per un po’. Sperimenta e vedi come ti trovi.
Studiare in gruppo
Studiare in gruppo delle volte è un’ottima cosa. La maggior parte finisce per essere una gran perdita di tempo e energie.
Quante volte ti è capitato di andare a studiare coi colleghi e passare la serata a fare di tutto fuorché ciò che vi eravate preposti. E più si è peggio è.
Ho notato che, generalmente, se si è oltre le tre persone, si finisce per parlare del più e del meno piuttosto che studiare. Ciò avviene con ancora più facilità quando si sta affrontando in gruppi, per la primissima volta, un certo argomento.
Insomma, se desideri studiare in gruppo fallo solo:
- dopo aver studiato da solo, per colmare le ultime lacune: sei padrone di un argomento solo quando sei in grado di spiegarlo in semplici parole;
- meglio se evitando di superare le tre persone; oltre i tre membri si vengono a creare ulteriori microgruppi e, tanto vale, studiare separatamente;
- scegliendo attentamente le persone con cui studiare: i membri del gruppo devono essere tutti sulla stessa lunghezza d’onda, se studiare in gruppo diventa più faticoso che studiare in solitaria, cambia gruppo. Il gruppo deve essere omogeneo. Ognuno ha la sua forma mentis, il suo modus operandi. Non ne esiste uno giusto o sbagliato, ma se il tuo fine è studiare bene e in poco tempo è meglio circondarti di persone simili a te.
Mi auguro di non essere frainteso per via di questi ultimi consigli. Non ti sto esortando a diventare una persona elitaria, associale o con la puzza sotto il nato.
Un occhio su Instagram, uno sul libro
Forse non hai ancora letto il mio articolo sul multitasking. Lascia che te lo riassuma qua, in poche parole.
Non siamo fatti per il multitasking. Siamo in grado di spostare più o meno rapidamente la nostra attenzione, ma ogni volta che lo facciamo, è necessario del tempo per riaverla ai massimi livelli. Se continui a scrollare il feed di Instagram tra una pagina del libro e l’altra, non avrai mai l’attenzione necessaria per studiare bene davvero.
Personalmente, eccezion fatta per pochi social, ho eliminato i miei account, uso Forest per tenere sotto controllo la mia dipendenza da smartphone e sul mio iPhone ho disattivato tutte le notifiche. Più conosco i meccanismi perversi che stanno dietro questo genere di tecnologie, più ne sono nauseato.
La mia è una scelta estrema, seppur ragionata.
Non ti suggerisco di fare altrettanto, ma, per lo meno quando studi, lascia il tuo iPhone da una parte, con la modalità Non disturbare attivata. Spegni la TV. Trova un luogo tranquillo, con pochi rumori fastidiosi e una buona luce e concentrati solo e soltanto su ciò che stai studiando.